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Bologna: No ai decreti di dimora per 6 operatori sindacali, delegati e militanti del S.I. Cobas

Il 18 novembre alle ore 9.30 si terrà a Bologna un’udienza presso il Tribunale del Riesame che discuterà se accogliere la richiesta del Pm di applicazione della misura del divieto di dimora nei confronti di 3 coordinatori del Sicobas di Bologna, 2 delegati storici dell’azienda Logista S.p.A. ed un lavoratore : SIMONE, KARIM, ELEONORA, PIETRO, CAMARA. MARIAN

Le misure cautelari richieste dalla procura bolognese sono conseguenti ad uno sciopero avvenuto a fine giugno 2018 alla Logesta SpA, la multinazionale spagnola leader nella distribuzione del tabacco. “Lo sciopero ai Tabacchi” veniva proclamato dal Sicobas dopo l’annuncio dell’ennesimo cambio appalto nella gestione del facchinaggio di Logista/ Philip Morris. Il Sicobas pur rappresentando piu dell’80% delle facchine e dei facchini del tabacco veniva escluso da subito dalla trattativa in cui erano in ballo decine di esuberi. L’interinale Elpe seppur sottoposta a controllo giudiziario con le accuse di intermediazione illecita di manodopera e sfruttamento lavorativo, doveva subentrare nella nuova gestione del magazzino e riteneva di dover trattare solo con i compiacenti sindacati confederali. Lo sciopero dei facchini della Logista rivendicava diritti e dignità e si svolgeva attraverso un presidio costante notte e giorno a cui solidali, delegati Sicobas e semplici operai di tutto l’Interporto avevano portato il proprio supporto e solidarietà. Mentre la multinazionale del tabacco voltava le spalle ai suoi operai e procedeva a denunciarli, sulla scena da subito comparivano personale Digos e pattuglie di carabinieri.

Due giorni dopo intervenivano i reparti mobili delle F.d.O in assetto antisommossa pronti a sgomberare senza alcuna mediazione il presidio degli operai di Logista. Un intervento violento che suscitava l’immediata reazione di sdegno dei lavoratori presenti all’interporto, i quali nell’ambito di uno sciopero provinciale accorrevano in aiuto ai propri colleghi.  E a quel punto che l’intervento dei reparti mobili diveniva ancora più violento attaccando il picchetto di facchine e facchini dietro l’ordine udito da tutti i presenti in maniera nitida: “ Caricateli….dai anche se stanno a terra!!”

Gli ordini vengono eseguiti anche se i facchini dopo essere stati spinti con gli scudi ora sono lì determinati e seduti per terra sull’asfalto. La violenza della scena viene integralmente ripresa, mentre Nicholas un giovanissimo operaio precario dell’Interporto è lì con la faccia sull’asfalto e la testa grondante di sangue, mentre più carabinieri lo accerchiano e uno in particolare lo immobilizza con tutto il peso del proprio corpo, piegandogli le braccia e schiacciandolo con le ginocchia rinforzate dalle protezioni.

Lo sgombero è violento ed evidente, qualche video diventa virale ed è raccolto dai media locali, attraverso i quali giunge anche la condanna della politica locale. Eppure fuori dal clamore del momento ad essere sotto processo sono le operaie e gli operai di quelle giornate. I giorni successivi inutile dirlo i facchini di Logista proseguono lo sciopero con ancora più determinazione fino ad ottenere un tavolo un tavolo di trattativa conclusosi con il mantenimento per tutti gli operai del proprio posto di lavoro, inclusi i precari. La lotta paga!!!

Per approfondire ulteriormente:

https://sicobas.org/news
https://www.infoaut.org/precariato-sociale/bologna-logista-la-lotta-paga
https://www.zic.it/logista-la-lotta-paga-niente-licenziamenti/

Ma questo è solo l’ennesino tassello di una crociata dichiarata contro il Si Cobas che, negli ultimi tempi, ha subito una serie impressionante di provvedimenti giudiziari scaturiti a seguito di scioperi e picchetti. 11 fogli di via irrogati a delegati sindacali a seguito degli scioperi guidati dalla coraggiosa lotta delle operaie di Italpizza. Un maxi processo nella solo città di Modena ad 87 operai e dirigenti sindacali per gli scioperi svoltisi nel far west dei diritti del settore della carne, dove il ricorso al caporalato è la regola.  E ancora l’arresto a favor di telecamere al coordinatore nazionale Aldo Milani, colpito dall’infamante accusa di estorsione, rivelatasi completamente infondata, nonostante emergesse chiaramente, nel corso di una serie di intercettazioni ambientali, la costruzione di una manovra da parte della Squadra Mobile modenese, unitamente ad un dirigente Digos l’intenzione di “Distruggere il Sicobas ..” Quella stessa volonta pervicacemente portata avanti dalla procura modenese che ora ricorre in appello dopo la sentenza di assoluzione in primo grado.

E’ altresì di ieri la notizia dell’assoluzione dalle accuse di violenza privata, degli operai e delle operaie, che prestano attività presso il cantiere della Yoox, funestato da episodi di molestie sessuali e lavorative, da parte del capo impianto, per aver effettuato lo sciopero delle attività. La Procura aveva chiesto condanne per tutti coloro che aveva portato a giudizio, quasi fosse naturale andare a processare per anni chi aveva rivendicato solo la dignità del proprio lavoro.E’ altresì di ieri la notizia dell’assoluzione dalle accuse di violenza privata mosse dalla procura di Bologna verso i partecipanti ad uno sciopero tenutosi sempre all’Interporto presso il cantiere Yoox. Una lotta quella delle operaie della Yoox che prestavano attività presso la multinazione dell’e-commerce sfrutatte, maltrattate e molestate da parte del loro caporale. Da parte nostra siamo consapevoli di come quest’ attacco repressivo sia proporzionale all’intensità di questa fiera lotta operaia e delle conquiste ottenute nei nostri territori. E il nostro sguardo non può che essere rivolto alla profonda dignità e determinazione di quegli operai e operaie che continuano quotidianamente a combattere lo sfruttamento operato dal capitale senza mai abbassare la testa, senza farsi né comprare , né intimorire. È da quella parte che continueremo a stare.

Si Cobas Bologna #setoccanounotoccanotutti

La procura di Bologna ha richiesto l’applicazione del divieto di dimora dalla provincia di bologna per 6 operatori sindacali, delegati e militanti del S.I. Cobas. L’iniziativa cui queste misure si riferiscono è lo sciopero e i picchetti avvenuti nell’estate del 2018 alla Logista, multinazionale attiva nel settore dei tabacchi. In quei giorni una lotta durissima contro l’ennesimo cambio appalto scaricato sulle spalle dei lavoratori aveva bloccato l’interporto con l’intervento in solidarietà degli operai degli altri magazzini che avevano incrociato le braccia e si erano aggiunti ai blocchi.

Nel contesto di uno di questi picchetti la polizia intervenne duramente caricando i lavoratori e portando al ferimento e all’arresto di Nicholas, giovanissimo operaio Fercam. L’aggressione a Nicholas, manganellato e schiacciato a terra da più celerini e condotto all’arresto sanguinante, ebbe notevole eco mediatica che si interrogò sull’opportunità di simili interventi nell’ambito di vertenze inerenti al mondo del lavoro. La determinazione e la forza del S.I. cobas portarono poi ad un felice esito della vicenda che vide i lavoratori Logista affermare anche in quel frangente i propri diritti e le proprie prerogative.

A più di un anno di distanza da quei fatti la giustizia aggredisce i protagonisti di quella vertenza, senza riconoscerne la legittimità dal punto di vista dell’iniziativa sindacale e del diritto di sciopero. La stessa giustizia che a suo tempo non si era per niente interessata della violenta repressione messa in atto e al fatto che l’azienda subentrante nel cambio appalto, l’interinale Elpe, era sottoposta a controllo giudiziario con l’accusa di intermediazione illecita di manodopera e sfruttamento lavorativo e che questo costituiva una legittima preoccupazione agli occhi dei lavoratori che si opposero al suo ingresso nel magazzino di Logista.

L’attacco che viene portato al S.I. Cobas prende le mosse dagli eventi di Logista, ma sono numerosissime le lotte, anche dure, portate avanti in questi anni nel territorio bolognese ed emiliano per cui questo attacco va letto nel tentativo di disarticolare la capacità di intervento del sindacato, come fu a suo tempo con la montatura giudiziaria nei confronti del coordinatore nazionale Aldo Milani, accusato di una fantomatica estorsione, oppure, più recentemente, con i fogli di via da Modena nei confronti di chi aveva partecipato in solidarietà ai picchetti nell’ambito della vertenza Italpizza.

Non possiamo tollerare che alle più che legittime rivendicazioni degli operai del nostro territorio organizzati nel S.I. Cobas si opponga una giustizia ad orologeria tesa a regalare di nuovo ai padroni una pace sociale fatta di sfruttamento e repressione. Non possiamo tollerare che la luce che queste lotte, a partire dalla grande battaglia di Granarolo nel 2013, hanno gettato su un settore che nel cuore della nostra regione sfruttava selvaggiamente migliaia di uomini e donne sotto l’ombrello del sistema cooperativo venga spenta.

Siamo e saremo al fianco dell’iniziativa operaia e sindacale volta a rigettare al mittente questo grave attacco a partire dal presidio di domani alle 9.30 sotto il tribunale di Bologna cui invitiamo alla più larga partecipazione.

Laboratorio Crash

COMUNICATO SU POSSIBILI APPLICAZIONI DI “DIVIETO DIMORA” IN PROVINCIA DI BOLOGNA PER 6 ATTIVISTE E ATTIVISTI DEL SICOBAS DI BOLOGNA. RESPINGIAMO CON LA LOTTA E LA MOBILITAZIONE LE PROVOCAZIONI DEL TRIBUNALE DI BOLOGNA CONTRO IL SICOBAS

Lunedì 18 novembre il Tribunale di Bologna si pronuncerà sulla incredibile e fascista richiesta di applicazione nei confronti di 6 attiviste/i del Sicobas di Bologna della misura del divieto di dimora a Bologna, pur essendo tutti residenti in città.

Questa assurda misura restrittiva (già applicata anche in altri casi a Bologna, nei confronti del sindaco di Riace e in altre città) nasce da uno sciopero promosso dal Si Cobas contro dei licenziamenti nel magazzino Logista di Bologna la scorsa estate.

Si tratta in sostanza dell’equivalente della misura del confino di mussoliniana memoria nei confronti degli antifascisti. Il fatto stesso che il codice penale possa ancora consentire l’applicazione di una simile misura e che dei magistrati poi la applichino la dice lunga sulla concezione tuttora esistente dei diritti delle persone e della libertà di movimento. Ma questa misura è particolarmente odiosa e pesante proprio perché obbliga delle persone ad allontanarsi dalla propria abitazione e residenza, trovarsi una nuova casa fuori dalla provincia, con tutto ciò che deriva da una imposizione del genere in termini di costi e di affetti personali.

E’ necessario pronunciarsi con forza contro questo tipo di provvedimenti e qualora il pronunciamento del Tribunale di Bologna desse attuazione a questa richiesta, mettere in moto immediatamente una mobilitazione per respingere questo ennesimo atto intimidatorio contro attivisti che dalla mattina alla sera lottano molto spesso anche per portare la legalità in questi posti di lavoro dove non esistono diritti e dove giudici e tribunali non hanno mai messo il naso.

Adl Cobas

da InfoAut

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