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Bologna: Misure cautelari per gli scontri in mensa; continua la mobilitazione in Università

Nella giornata di giovedi 2 marzo sono state comminate delle misure cautelari ai danni di quattro studenti attivi all’interno della vertenza contro la mensa universitaria più cara d’Italia, che ha visto nello scorso Autunno l’acuirsi del protagonismo della celere, demandata dalle istituzioni a cercare di respingere con la militarizzazione le richieste poste da centinaia di stidenti e studentesse per un pasto dignitoso a prezzi accessibili a tutti  e tutte. La foga giustizialista delle istituzioni bolognesi, espressa tramite titoli roboanti nella stampa locale durante gli scorsi giorni, subisce una battuta di arresto di fronte alle sentenze emesse, che riportano con i piedi per terra coloro che invocavano a spron battuto l’accusa di estorsione (sic!) a fronte di una lotta sacrosanta quanto caparbia.

Riportiamo di seguito il Comunicato del Collettivo Universitario Autonomo di Bologna su quanto accaduto: 

Crolla il castello accusatorio della Procura bolognese.

Sono state notificate questa mattina le misure cautelari a Carlo, Enrico, Vallo e Alessio, rispetto alla vertenza sul caro-mensa e alle giornate di lotta che hanno acceso l’autunno universitario bolognese.

Tre obblighi di firma ed un divieto di dimora sono il risultato di una campagna di criminalizzazione delle lotte che abbiamo visto in questi mesi in città. Da sottolineare come il castello accusatorio della procura, seguita da una questura che va a braccetto con l’amministrazione PD e l’università, sia caduto miseramente a partire dall’inconsistenza del reato di estorsione con il quale si è provato a mettere in discussione una lotta giusta e legittima come quella contro il caro-mensa e delle autoriduzioni.

La spettacolarizzazione di questo castello accusatorio, che si è data in queste ultime settimane, è anche la riprova di come la relazione tra procura e qualche gazzettiere della città volesse puntare un dito criminalizzante nei confronti delle lotte sociali studentesche. Sviluppi che hanno visto anche il trapelare e pubblicare informazioni e fonti secretate che dovrebbero riguardare solo i diretti interessati.

E’ dunque l’utilizzo della stampa e dell’opinione pubblica come strumento per influenzare le scelte dei tribunali che andiamo a contestare e a contrastare. La forza e la legittimità delle mobilitazioni studentesche sono di fatto l’antidoto ad ogni narrazione tossica, ad ogni tentativo di spettacolarizzare l’intervento repressivo nei confronti delle lotte che sviluppiamo.

Prima la procura mezzo stampa ha fatto sapere che sarebbe stato creato un unico fascicolo che comprendesse gli episodi della mensa e le giornate di lotta legate alla biblioteca di discipline umanistiche di Via Zamboni 36 e che le misure cautelari sarebbero state una ventina di arresti domiciliari andando ad ipotizzare il reato di associazione a delinquere.
Da qui solo passi indietro: prima sdoppiando nuovamente i fascicoli parlando di decine di arresti, poi tendando la via dei domiciliari con l’accusa di estorsione riducendosi infine alle misure che oggi sono state notificate a questi 4 compagni, da sempre attivi e generosi nell’ambito delle lotte studentesche.

Che siamo nel giusto lo sappiamo e per questo andremo avanti, anche se tra noi e la conquista dei nostri diritti si frapporrà un cordone di celerini o una porta chiusa.

La battaglia come quella per un accesso garantito al servizio mensa è tutt’altro che spenta e cogliamo l’occasione per ribadire che se non si troverà una risoluzione del problema si tornerà a bussare alle porte dei responsabili affinché le istanze sollevate vengano prese in considerazione ed applicate!

Rilanciamo quindi un appuntamento collettivo e solidale davanti alla mensa di piazza Puntoni per domani, alle ore 13.00 con la forma del pranzo sociale, per ribadire che siamo ancora qua e abbiamo voglia di estorcere diritti e dignità!

Collettivo Universitario Autonomo.

da InfoAut

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