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Bologna: Contestarono Panebianco, due mesi di sospensione a quattro studenti

La sanzione, destinata ad attivisti del Cua, si riferisce al blitz del 22 febbraio. Il collettivo: “Non ci è stato concesso di presentare una difesa. Parte la mobilitazione”. Solidarietà dall’Assemblea di Scienze politiche e da Hobo.

Due mesi si sospensione a quattro studenti dell’Università di Bologna per aver contestato il professore Angelo Panebianco. E’ questa la decisione definitiva presa dal Senato accademico riunito oggi pomeriggio dopo che ad aprile era stata aperta l’istruttoria. A dare l’annuncio della misura è stato il rettore in persona, Francesco Ubertini. La sanzione si riferisce all’episodio del 22 febbraio, quando un gruppo di studenti si presentò in aula interrompendo la lezione del docente. La sospensione entra in vigore da oggi: fino a fine luglio, dunque, i ragazzi non potranno frequentare le lezioni nè dare gli esami. Si tratta di studenti iscritti a Scienze politiche, Giurisprudenza e Antropologia.

La decisione non è passata all’unanimità, in nessuna delle due votazioni. Nella prima, quando si doveva stabilire se procedere o meno con la sospensione, sono stati cinque i contrari (due docenti, due rappresentanti del personale e uno studente) e un astenuto tra i docenti. Alla seconda votazione, quella che ha sancito i due mesi di sospensione, hanno di nuovo votato “no” due rappresentanti del personale, con nove astenuti (tra cui quattro docenti che volevano una sanzione maggiore, di tre mesi). Tra chi ha votato a favore della sospensione, anche lo stesso rettore. Le sanzioni di oggi, ha spiegato Ubertini, sono le prime per fatti di questo tipo. Perà potrebbero non essere le ultime: Panebianco infatti fu contestato anche in un’altra occasione (dall’Assemblea di Scienze politiche) e ci sono altri episodi che probabilmente sono finiti nel mirino, come i picchetti che si sono visti sempre a Scienze politiche. “Quello di oggi lo giudico solo un passaggio amaro. Non lo giudico una linea dura o morbida”, minimizza Ubertini.

Mentre la seduta del Senato era in corso, una delegazione del Cua si è presentata in rettorato chiedendo di intervenire al tavolo. Gli attivisti del collettivo lamentano di non aver avuto la possibilità di presentare una memoria difensiva: secondo il regolamento d’Ateneo, infatti, dalla ricezione della notifica sull’avvio dell’istruttoria, uno studente ha 10 giorni di tempo per rispondere ma, protesta il Cua, “le notifiche ci sono arrivate in momenti diversi e alcuni di noi neanche le hanno ricevute”. Con la decisione di oggi “è stata attaccata la possibilità di dissenso e critica all’interno dell’Università- afferma uno degli studenti sospesi- ora ci mobiliteremo, non può passare così. Il rettore e il Senato accademico si devono assumere la responsabilità politica di questa situazione. Si è rotto un qualcosa che non si può più ricucire. E’ stata marcata l’ennesima distanza tra l’Ateneo e gli studenti”. Non si può dimenticare poi il recente incontro tra il rettore e il leader leghista Matteo Salvini, al quale Ubertini “aveva assicurato che sarebbero state prese sanzioni”, ricorda l’attivista del Cua: “L’Ateneo non ha mostrato alcuna autonomia di giudizio, ma si è fatto dettare la decisione dalla bagarre mediatica nata intorno a Panebianco”. Non a caso, oggi la prima reazione soddisfatta alle sospensioni è arrivata dalla candidata sindaco leghista, Lucia Borgonzoni.

Solidarietà agli studenti sospesi arriva dall’Assemblea di Scienze politiche: “E’ notizia di oggi la decisione presa dal senato accademico e anelata dal neo-rettore Ubertini della sospensione per due mesi di quattro studenti che avevano partecipato alla contestazione del barone razzista Panebianco. Nell’esprimere solidarietà agli studenti colpiti, non possiamo che constatare la prova di forza che l’Università con la nuova amministrazione ha messo in atto contro studenti e studentesse, colpevoli di aver rifiutato le lezioni di un guerrafondaio in cattedra. Il senso è chiaro ed è grave: tagliare le teste di chi le alza, normalizzare gli spazi universitari, cristallizzare la sola e intoccabile legittimità del pensiero unico nell’eccellente ateneo bolognese. Eccellente nel difendere i forti e i baroni e ammutolire gli studenti. Ma non ci siamo stati, non ci stiamo e non ci staremo mai a queste condizioni: è non solo legittimo ma necessario bloccare lezioni che trasudano guerra e morti come quelle dello squallido Panebianco. Così come lo è spingersi ad immaginare e costruire un’Università diversa, a misura di studente, e non votata a difendere i privilegi di qualche professorone da quattro soldi (con stipendi a 5 zeri). L’abbiamo detto bloccando il Senato accademico qualche tempo fa, dove già si discuteva di misure disciplinari contro gli studenti fra attempati senatori che non vedono più in là del proprio naso, e lo ribadiamo oggi: non è l’Università della crisi e della guerra che desideriamo vivere, non è un sapere volto al profitto di alcune milionarie aziende che vogliamo imaparare; e a questo continueremo ad opporci! Proprio le misure di oggi dimostrano la necessità di bloccare il Senato accademico, e di tornare a farlo al più presto. Solo osando lottare si ottengono risultati concreti, ancora più quando la mediazione si rivela completamente illusoria. Solidarietà agli studenti colpiti dalle misure disciplinari”. Solidarietà anche dal collettivo Hobo, che rilancia il comunicato dell’Assemblea di Scienze politiche.

da zic.it

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