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Bande di fascisti golpisti e di criminali protetti gestiscono in Italia il traffico “illegale” di armi

E’ una storia di pazzi. Sono le vicende raccontate e snodate durante Report di domenica 15 novembre sulla RAI. Bisognerà fare la tara; è plausibile che alcune siano false piste o spacconate; ma l’impianto della trasmissione è terrificante. In poche parole: c’è una struttura parallela italiana che vende armi e addestra uomini destinati alle guerre che dilaniano il Medio Oriente in connessione con industrie italiane e con i rimasugli della banda fascista criminale della mafia del Brenta, molto simile alla banda della Magliana; sovrintende al tutto una cricca di camorra e una Gladio in sedicesimo denominata legione Brenno.

Molte persone, stamani, dicevano che tutto era evidente, era tutto noto, non c’è niente di nuovo. Ma è una risposta sciocca, superficiale e sardonica. La verità è che si intuiva qualcosa, l’industria delle armi italiana era sospettata di triangolazioni con piroette zozze varie; ma nessuno poteva prevedere quanto è stato svelato durante Report dal giornalista Ranucci.

La trasmissione comincia con George Smiley, nome di copertura di un importante trafficante di armi. George, è nato in Italia, ma vive tra Londra, Dubai e Malta, che esordisce dicendo: ” Tutti i paesi occidentali fanno i conti con i rifugiati che scappano dalle guerre, ma nessuno si preoccupa di bloccare il traffico di armi verso Africa e Medio Oriente. Senza le armi, da quelle parti si tirerebbero i sassi. (..)L’Italia ha armato l’Isis a sua insaputa, armando la Siria di Assad e addestrando le sue milizie che poi sono passate all‟Isis. Lo scorso febbraio, poi i militari sotto la guida dei nostri servizi hanno addestrato nello Yemen, un centinaio di combattenti arabi da utilizzare contro l’Isis. Si sono dileguati e si sono arruolati nelle milizie dell‟Isis.”

Si tratta pertanto di un errore bestiale per chi opera nel campo dell’intelligence: una defaillance micidiale che avrebbe dovuto comportare svariate destituzioni dai rispettivi corpi di appartenenza se la notizia fosse vera. Ma nessuno ha saputo di nessuna destituzione.

Smiley nel corso dell’intervista aggiunge alla domanda su cosa sia Andrea Pardi e la Società Italiana Elicotteri: “Pardi ha cercato di vendere elicotteri che apparentemente sono ad uso civile, ma hanno componenti militari oppure possono essere modificati per utilizzarli in guerra. SIGFRIDO RANUCCI Senta, ma è possibile che Agusta e Finmeccanica non sappiano nulla dell‟attività di Pardi? GEORGE SMILEY Questo non lo so. Certo è singolare che dentro Finmeccanica non ci sia nessuno che si chieda dove vanno a finire gli elicotteri di Pardi. Le società come quelle di Pardi potrebbe servire a vendere in paesi, dove Agusta non può vendere ufficialmente. Come l‟Iran. Il gioco, da quello che so, doveva essere questo. Pardi ha cercato di far immatricolare 38 elicotteri dell‟Agusta Bell in Brasile. Li avrebbe poi venduti alla Keystone Trade Oil and Gas, una società creata qui a Londra esclusivamente per questa operazione. Poi, hanno usato come testa di legno una vecchia donna afghana per firmare il contratto. Così gli elicotteri venivano rivenduti in Nigeria, grazie anche all‟aiuto di un mediatore israeliano, ma c’era un accordo perché fossero destinati in Iran.”

Ranucci afferma infine su Pardi “ Pardi ha rapporti anche con Craig Russo Soroudi, il cittadino iraniano – diventato poi socio di Massimiliano Colagrande, arrestato a Roma a febbraio in un’inchiesta di camorra. Emergerà dopo che Colagrande è vicino all‟ex Nar e boss di Mafia Capitale Massimo Carminati.”

Il sovrintendente di questo tipo di operazioni anche oggi è un certo Giancarlo Carpi, veneto, di professione ufficiale camionista. D’altronde è ben noto che nel passato nei vertici di servizi paralleli come Gladio e Anello c’erano delle persone “comuni”; stando alla vulgata il capo dell’Anello era un presentatore di una trasmissione RAI per bambini. Tornando a Report e a Carpi questi aveva fondato con altri la struttura militare segreta, denominata “Legione Brenno”. La legione Brenno era nata nel 93, in coincidenza con lo scoppio della guerra tra serbi e croati. Carpi aveva partecipato segretamente alla guerra, a fianco delle milizie croate. Il giornalista Ranucci così commenta: ‟l’esistenza dei legionari di cui faceva parte Carpi viene scoperta a Mestre, mentre sulla loro auto trasportavano kalashnikov e bazooka. Quando la polizia cerca di fermarli i legionari sparano, feriscono un poliziotto che rimarrà a vita sulla sedia a rotelle. Si scoprirà dopo che Carpi e i suoi avevano anche progetti golpisti, a cominciare da un attentato al presidente della repubblica Oscar Luigi Scalfaro”. Nella stampa del novembre 1998 abbiamo trovato una notizia della Legione Brenno; era il 12 novembre 1998: su strano.net troviamo: “Arrestati per ordine della Procura di Napoli 40 persone tra cui esponenti della camorra, della ‘ndrangheta, della banda della Magliana, titolari di esercizi commerciali, intermediari d’affari, un funzionario di banca, un ispettore di polizia e un ex maresciallo dei carabinieri. Le accuse vanno dal traffico e spaccio di droga all’associazione per delinquere finalizzata alla contraffazione di banconote, certificati di deposito e titoli di credito. Arrestati Giancarlo Carpi, di Padova, Loris Apostoli e Giampaolo Ambrosi di Verona, inoltre Bruno Forzato di Venezia non è stato arrestato perché ha deciso di collaborare, mentre Marino Sacchetti di Treviso è riuscito a sfuggire alla cattura, tutti appartengono all’organizzazione di estrema destra “Legione Brenno”, costituitasi all’inizio degli anni ’90. Sono state inoltre perquisite le abitazioni di una decina di altri affiliati a tale organizzazione a Imperia, Verona e Forlì. Sono accusati di essere gli autori della sparatoria contro i poliziotti di una volante della polizia a Marghera che aveva intimato l’alt alla vettura sulla quale viaggiavano la sera del 3 settembre 1995. Nel bagagliaio di tale vettura furono trovati granate, plastico, un lanciamissili e delle mitragliette Skorpion. La Legione Brenno, di cui facevano parte ben 4 ex carabinieri, ha affiancato in Croazia i miliziani fascisti dell’HOS (eredi degli ustascia) durante la guerra contro Serbia e Bosnia. I membri della Legione Brenno rientrando in Italia portarono con se armi ed esplosivi ”.

Il processo ai componenti della Legione Brenno fu curiosamente poco o punto seguito dalla stampa nazionale. L’iter giudiziario fu molto benevolo: nessuna condanna per cospirazione politica mediante associazione, nessuna condanna per banda armata, i reati di sangue derubricati in modulazioni minori. Proprio come è avvenuto per gli scontri a Roma del 15 ottobre 2011, dove senza armi e senza reati di sangue ci sono state condanne ad anni e anni di reclusione di alcuni dimostranti che però erano “zecche” sovversive!

Comunque gli uomini della Brenno, a partire da Carpi, sono persone attenzionate ben note alle forze di polizia e ai servizi; eppure sembravano agire comodamente nello “sport” dei traffici di armi.

Nello snocciolarsi della trasmissione emergono altre persone inquietanti, trafficanti africani di armi ovvero di diamanti, presunti camorristi, sedicenti appartenenti ai servizi segreti. In particolare c’è un uomo di Caserta che faceva da addestratore “ Giancarlo Carpi per l’addestramento dei somali, aveva coinvolto anche un fruttivendolo di Caserta, con precedenti penali: Francesco Chianese, detto “ O Santulillo”; con il figlio, sarebbe il riferimento sul territorio dell‟ex-latitante Michele Zagaria, il più potente e feroce dei capi del clan dei casalesi.” Il Chianese vanta anche di avere uno zio nei servizi, circostanza che è facilmente verificabile, con cui interagiva e parla nell’intervista di omicidi coperti. Il Chianese accenna poi a un agente dei servizi implicato: un certo Giuseppe Carvelli, calabrese. Altri dei servizi o delle forze di polizia, oggi in congedo, sono per Ranucci il Colonnello Intorcia, sedicente ancora in servizio, e il carabiniere Fracasso. Si arriva poi all’Aeroporto dell’Urbe dentro la Società Italiana Elicotteri che vende anche per conto di Finmeccanica. Bene. Inoltre c’è dentro una cittadina somala che di professione gestisce un negozio di parrucchiera e ortofrutta a Roma: Osman Lul è la leader della comunità somala in Italia e nel 2007 è stata candidata alle primarie del Partito Democratico.

Da ultimo, Il Fatto quotidiano titola oggi martedì: “Verso il Qatar, indicato come principale sostenitore economico del Califfato, abbiamo esportato tra il 2012 e il 2014 armi per 146 milioni di €”.

Insomma, l’Italia (e i paesi europei) da che parte stanno? Si vuole “aiutare” le forze pro Assad e invece si aiutano uomini che passano all’Isis; intanto si danno armi italiane a go go al Qatar indicato come principale sostenitore economico dell’Isis. Si ordiscono dal nostro territorio torbidi intrallazzi di vendite di armi a paesi dove sarebbe proibito e gli orditori sono dei criminali golpisti contro le istituzioni, con uomini che si muovono tra apparati, fascisti armati e banditi di peso. Si parla di guerra all’Isis ma non si bloccano i flussi di capitali verso il Qatar. I Curdi sono i più strenui nemici combattenti contro l’Isis ma non si mormora nulla contro la Turchia che bombarda i Curdi. Si parla di contrasto all’economia del Califfato, ma questo è libero di portare decine di autobotti di petrolio al giorno in Turchia ovvero di vendere coi suoi agenti a Londra, a Berlino e New York decine di beni artistici di estremo valore depredati a Palmiria, a Raqqa, in Mesopotamia.

Che senso ha bombardare in Siria se non sono recisi i mille legacci tra Occidente, i cosiddetti paesi islamici moderati e il Califfato? Di che stiamo parlando?

Claire Lacombe

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