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Argentina: Santiago Maldonado in vita e un “castigo per i colpevoli”

A due mesi dalla scomparsa forzata di Santiago Maldonado centomila persone hanno chiesto la sua riapparizione in vita e un “castigo per i colpevoli”

Nonostante la pioggia, una moltitudine ha riempito Plaza de Mayo per chiedere l’apparizione in vita del giovane visto per l’ultima volta a Chubut durante la repressione della Gendarmeria contro la comunità mapuche di Cushamen. “Ti sto cercando, ti continuerò a cercare, al di là di intuire dove ti stiano tenendo”, ha letto Sergio Maldonado in una lettera a sua fratello. Ci sono state critiche al Governo, che a due mesi dalla sua scomparsa difende ancora le forze di sicurezza e continua a non dare risposte.

Da un palco montato dando le spalle alla casa Rosada e di fronte ad una Plaza de Mayo stracolma, la famiglia di Santiago Maldonado ha chiesto la sua apparizione in vita. La convocazione della famiglia Maldonado, che fu visto per l’ultima volta lo scorso 1° agosto durante la repressione della Gendarmeria contro la comunità mapuche Pu Lof in Resistenza, ha ricevuto un’adesione di massa da parte di organizzazioni dei diritti umani, organizzazioni sociali, gruppi politici, studenteschi e sindacali.

A due mesi dalla sua scomparsa sono stati inviati messaggi diretti al potere politico -tra gli altri, la rinuncia della Ministra della Sicurezza della Nazione Patricia Bullrich- e anche ai grandi mezzi di comunicazione, che, secondo le parole di Sergio Maldonado, “riprendono il tema per dire qualsiasi cosa, mentre il nostro discorso, quello dei familiari, si è sempre mantenuto uguale: non usiamo diverse versioni come loro”.

In una lettera aperta diretta a Santiago, Sergio ha denunciato l’esistenza di “interessi legati alle terre, al potere, che sembrano essere più importanti” della vita di suo fratello. Ha affermato che “il tema è stato politicizzato fin dal principio: perché è stata la Gendarmeria che se l’è portato via”.

“Santiago dovunque tu stia voglio che tu sappia che ti voglio bene, ogni giorno che passa sento sempre più nostalgia di te, sempre più ti piango. A volte mi domando -continua la lettera- perché sei tu che stai passando questo e non io. La risposta è immediata, io non mi sono mai coinvolto, come ti sei coinvolto tu, con i più deboli. Magari possa tu ascoltarmi, c’è molta gente di ti vuole bene senza averti conosciuto e che sta chiedendo di te”. La moltiplicazione del viso di Santiago in cartelli, foto e graffiti “è qualcosa che mi dà felicità ma mi dà anche impotenza e tristezza perché non sei con noi”, ha aggiunto.

“Ti sto cercando, continuerò a cercarti, al di là di intuire dove tu sia. Confesso che all’inizio mi sono illuso chiedendo la collaborazione dei gendarmi, nonostante ciò, ora sono convinto che non esista la bontà dei gendarmi né dei capi che hanno partecipato alla repressione della comunità mapuche”, ha letto Sergio in uno dei passaggi più applauditi della lettera, dove ha anche segnalato il potere giudiziario: “I ministri, i giudici e i procuratori hanno cura solo dei propri interessi. Per loro siamo un numero, una statistica, un casellario, ma noi siamo persone con diritti che chiedono Giustizia. Vorrei domandare al presidente Mauricio Macri e a tutti i suoi ministri dove sta Santiago”.

Adriana Meyer

da InfoAut

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:

Adriana Meyer, “Argentina: A dos meses de la desaparición forzada de Santiago Maldonado cien mil personas exigieron aparición con vida y castigo a los culpables” pubblicato il 01-10-2017 in Resumen Latinoamericano, su [http://www.resumenlatinoamericano.org/2017/10/01/argentina-a-dos-meses-de-la-desaparicion-forzada-de-santiago-maldonado-cien-mil-personas-exigieron-aparicion-con-vida-y-castigo-a-los-culpables/

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