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Argentina: Estrattivismo e Repressione

L’Agenda Anti-Repressiva di CORREPI è un esempio di denuncia degli atti repressivi, in questo caso in Argentina, soprattutto perché propone una serie di misure per ridurre in modo significativo la mortalità quotidiana delle azioni delle forze di sicurezza. Un elenco di rivendicazioni ed istanze immediate che, infine, si lega ad una prospettiva sociale di interrogazione e trasformazione del sistema attuale.

Nell’attualità, il governo argentino propone come via d’uscita dalla crisi, la continuità e l’approfondimento dell’estrattivismo, con l’espansione dell’agribusiness, l’installazione di mega allevamenti di suini, la gestione di idrocarburi e mega-mining, il tutto in mano a società transnazionali. Un modello che prevede la produzione e l’esportazione di beni primari a scarso valore aggiunto e che, con l’attrattiva dei redditi da cambio e degli investimenti speculativi esteri, penalizza l’economia caratteristica della regione e dà via libera alla militarizzazione dei territori, alla repressione e alla criminalizzazione di chi si batte per la difesa dei beni comuni e dell’ambiente, resistendo alle politiche di saccheggio e contaminazione.
Le prospettive di tensione sociale aumentano con l’aggravarsi della crisi economica e della disoccupazione. E con loro, quelli che contengono risposte repressive che – come è stato dimostrato durante la quarantena – sono cresciuti in modo esponenziale con più risorse e poteri alle forze repressive.
Le misure sociali adottate durante questa fase sono state insufficienti, mentre l’aspetto repressivo ha acquisito rilevanza e il risultato è stato un aumento esponenziale degli arresti arbitrari, con il suo correlato naturale di torture e morti nelle stazioni di polizia, seguito da un numero significativo di esecuzioni per le strade. L’Archivio CORREPI registra un numero di casi preoccupante, a maggior ragione se si tiene conto che il sensibile calo della circolazione delle persone avrebbe dovuto invece generare un calo significativo. Nei quartieri, alla già forte presenza della polizia e di altre forze di sicurezza, si è aggiunto il potere di controllo della circolazione, per cui l’arbitrio e la violenza della polizia si sono manifestati in centinaia di situazioni denunciate dal rapporto. 

Dell’ultimo rapporto CORREPI “Antirrepresivo 2020” ECOR Network ha riprodotto – tradotto in italiano – il capitolo che tratta di “Estrattivismo e repressione”. 


Antirrepresivo 2020 – Informe de la situación represiva nacional
Coordinadora contra la Represión Policial e Institucional
CORREPI – Informe n°25

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Estrattivismo e repressione

Tutti i governi, sia neoliberisti che progressisti, hanno posto l’estrattivismo al centro delle loro strategie di sviluppo, con un modello di accumulazione sostenuto dal saccheggio dei beni comuni, dalla produzione su larga scala e dall’esportazione di beni primari con scarso valore aggiunto, ancorato alla valutazione finanziaria, mediato dalla scienza e dalla tecnologia che forniscono strumenti per un maggiore sfruttamento distruttivo.

La pandemia ha esacerbato la crisi multidimensionale che ci trasciniamo da oltre un decennio. Ciò ha avuto un impatto sulla domanda di materie prime, che è stata ridotta, e sulla caduta dei prezzi di alcune materie prime, energia, metalli e, in misura minore, soia. Le materie prime per i trasporti, in particolare il petrolio, hanno registrato i cali più sensibili. Al contrario, i prezzi dell’oro stanno registrando un notevole aumento. Questi fattori hanno un’alta incidenza sul riposizionamento dell’estrattivismo e si traducono in un avanzamento dell’attività mineraria e dell’agrobusiness nella regione.

Il governo di Alberto Fernández, da un lato, parla con preoccupazione dei cambiamenti climatici e ha creato un Ministero dell’Ambiente – il cui Piano di Politica Ambientale ha girato solo attorno all’eliminazione delle discariche aperte e a un piano nazionale di gestione degli incendi – ma dall’altro promuove un modello di saccheggio e inquinamento.

Ci sono esempi in avanzo, nel caso argentino, a testimoniare che a livello politico non esiste una eccezione per l’estrattivismo. I patti si fanno a porte chiuse tra potere politico e gruppi di potere, come a Mendoza, con il vergognoso accordo di votazione tra i gruppi di UCR, Cambiemos e Partido Justicialista, con la legislatura blindata e alle spalle del popolo, nel dicembre 2019, la modifica della Legge 7.722 per consentire l’uso del cianuro nelle miniere.

La gente di Mendoza scese in strada per manifestare il proprio deciso rifiuto, a cui il governo ha risposto con la repressione. Infiltrati, lacrimogeni e gas urticanti, proiettili di gomma, feriti, denunce, arrestati, provocarono l’immediata indignazione della gente, di nuovo espresso nelle strade. Una settimana dopo, il governo provinciale fu costretto a fare marcia indietro e a ripristinare la legge che protegge l’acqua.

Quando è arrivata la pandemia, l’estrattivismo inquinante non è stato messo in quarantena. Il ministro degli Affari esteri, Felipe Solá, ha ridotto le tariffe alla fine di aprile per aumentare le importazioni per la produzione di glifosato e diserbanti 24D nel paese. A luglio è stato lanciato il Consiglio Agroindustriale Argentino (CAA), composto da più di 40 camere ed entità del settore, responsabili dell’allevamento industriale, dell’espansione della soia e delle fumigazioni che hanno causato tanti disastri ambientali. La CAA ha presentato un disegno di legge da discutere al Congresso, Piano 2020-2030, che mira a promuovere le esportazioni alimentari e l’agrotecnologia per 10 anni e con leggi su misura per le aziende. Il governo nazionale ha accolto e dato il via libera a questo progetto, mostrando chiaramente l’alleanza del settore pubblico-privato per approfondire un modello che è lontano dalla sovranità alimentare e che, mentre realizza accordi con gli imprenditori, ignora le proposte agroecologiche che portano – anno dopo anno – le varie organizzazioni.

E visto che si tratta di sottomissione agli interessi corporativi, dopo la distruzione di 9.000 ettari di foreste nel nord dell’Argentina e di varie altre foreste umide, a ottobre il governo ha annunciato nella Gazzetta Ufficiale l’approvazione del grano transgenico resistente alla siccità.

Un enorme avanzamento dell’agrobusiness sull’alimentazione dei nostri popoli e sull’agricoltura. Come se non bastasse, l’Argentina si avvia alla firma del protocollo d’intesa che è stato negoziato tra la Cancelleria di Felipe Solá e il Ministero dell’Agricoltura cinese, con il cosiddetto “accordo suino”, un mega-piano per l’installazione di decine di allevamenti industriali per l’esportazione di 900.000 tonnellate di carne di maiale nel Paese asiatico.

Neanche il fracking ha fatto quarantena. Per dargli una spinta, in ottobre Fernández ha presentato il Piano di incentivazione alla produzione di gas a Vaca Muerta, Piano Gas Argentino 2020-2030. Conosciamo già il discorso, “sviluppo e occupazione”.

Un altro grande impulso è il mega-mining. Il governo ha lanciato il Tavolo del Piano Strategico per lo Sviluppo Minerario Argentino, un piano minerario pubblico-privato per i prossimi 30 anni, annunciato dal ministro dello sviluppo produttivo Matías Kulfas e dal segretario del settore minerario Alberto Hensel.

Sulla stessa linea, a Chubut, il governatore del Frente de Todos, Mariano Arcioni, intende avanzare con un disegno di legge basato sulla zonizzazione di oltre il 60% del territorio provinciale per consentire lo sfruttamento minerario. Contestualmente è stato presentato il progetto Iniziativa Popolare, che è riuscita a raccogliere 30 mila firme contro il mining, provenienti da più di 45 località.

Sono molte le lotte e le resistenze contro l’estrattivismo inquinante che in Argentina perdurano da decadi. Il 10 dicembre, Alberto Fernández ha detto all’Assemblea legislativa: “Se avvertirete che io mi starò smarcando dall’impegno che mi sto assumendo oggi, scendete in piazza per ricordarmi ciò che sto facendo”.

Il popolo argentino è sceso in piazza contro gli incendi, in difesa delle foreste umide, per l’acqua, contro le mega-attività minerarie in tutto il paese, come a Santa Fe, Entre Ríos, Córdoba, Chubut, Catamarca, Mendoza o CABA e, invece di essere ascoltato per correggere la rotta, è stato represso.

Questo modello ha conseguenze devastanti e irreparabili per l’ambiente e la salute, impatta negativamente sulle economie regionali, sposta intere popolazioni, genera poca occupazione, approfondisce le disuguaglianze e calpesta i diritti dei popoli originari, causando anche morte per mano della repressione che lo accompagna, come abbiamo visto il 15 settembre a Tucumán, quando Juan Carlos “Don Cheta” González, dell’Unione dei Lavoratori della Terra (UTT) è rimasto assassinato, sul terreno di sua proprietà, dal poliziotto in pensione Carlos Fortunato Flores che voleva usurparne le terre per destinarle allo sfruttamento della coltivazione da soia.

 

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