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Appello – Difendiamo la giustizia sociale e chi la pratica

Appello – Difendiamo la giustizia sociale e chi la pratica

Giulio Petrilli è stato condannato dalla Corte di Cassazione dell’Aquila a otto mesi senza condizionale per abuso di ufficio per avere regolarizzato 5 dipendenti part time quand’era presidente dell’ARET (azienda regionale economia e territorio) dal 2006 al 2008, e siglato un nuovo contratto con il direttore, riducendone il compenso da 110.000 euro annui a 39.000.
Quello che sarebbe stato un esempio di buon governo, proiettato verso il territorio da governare, diventa abuso di ufficio; eppure i cinque dipendenti sono ancora al loro posto. Noi che abbiamo conosciuto l’accusato, sosteniamo che, oltre alla persona, si sia voluto punire di nuovo un uomo che ha già pagato in termini di giustizia trovandosi poi prosciolto. Petrilli  non ha potuto usufruire del risarcimento entrato in vigore nel 1989 per chi è stato condannato ingiustamente, perchè la legge non è retroattiva.  Era stato condannato a 18 con l’accusa di essere uno dei capi di Prima Linea. Ha passato 5 anni e 8 mesi in carcere, che non gli saranno mai restituiti.  Su questa difformità nell’applicazione della legge egli ha costruito una lunga battaglia politica, rilevando che su ben 4 milioni e mezzo di persone vittime di errori giudiziari, solo 25.000 hanno ottenuto il risarcimento. Dopo l’iter di una proposta di legge promossa dal Partito Radicale, ed una ristretta applicazione all’interno della finanziaria 2012, Petrilli si è visto negare qualsiasi riconoscimento al risarcimento perchè, date le sue frequentazioni, non è stato ritenuto dalla Giustizia pentito di ciò per cui era stato accusato. Una  legge che avrebbe potuto dare il suo contributo al superamento del clima instauratosi in Italia negli anni di piombo, non ha mai visto la luce.
Ora noi, lavoratori, cittadini, impegnati nella costruzione della reciproca convivenza basata sulla giustizia amministrativa e sociale, chiediamo alla Giustizia Italiana ma anche alla Politica di prendere la vicenda di Giulio Petrilli come momento per rifiutare la colpevolizzazione dell’impegno politico e sociale nel paese, attraverso reprimende e condanne fuorvianti, e di approfittare del caso singolo per riprendere il percorso di superamento delle asperità degli anni di piombo.
Revisione del processo e riconsiderazione politica dell’azione dell’imputato.

Giovanni Russo Spena
Italo Di Sabato
Marcello Pesarini

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