Menu

Anche la Bbc scopre i lager libici per migranti

Il drammatico reportage della giornalista della bbc nelle “celle senza aria” di Triq al- Sika

Condizioni disumane nei centri di detenzione per immigrati in Libia. A denunciarlo non sono soltanto le organizzazioni non governative e gli attivisti per i diritti umani, ma anche gli stessi funzionari libici che vi lavorano. Grazie ad un reportage della Bbc a cura della giornalista Orla Guerin, oltre alle testimonianze dei migranti ammassati nelle “celle senza aria” di Triq al- Sika, un centro di detenzione di Tripoli dove sono tenuti dietro le sbarre circa 1000 uomini, è stata riportata la preoccupazione dei responsabili del campo che, scrive la giornalista, «hanno voluto fossimo testimoni» della lunga fila per la colazione dove ad ogni uomo veniva dato una piccolo pezzo di pane, un po’ di burro e un bicchiere di succo annacquato.

Ricordiamo che parliamo di centri legittimati dal governo italiano e dalle istituzioni europee per contenere gli immigrati che vogliono raggiungere l’Europa. «Dicono che hanno finito i soldi per pagare i fornitori e adesso si affidano solo alle donazioni», spiega uno dei responsabili del campo alla giornalista della Bbc. Le ha raccontato che, senza i contributi dei privati, la situazione sarebbe insostenibile. «Se le donazioni smettessero di arrivare sarebbe un disastro», ha dichiarato il funzionario ai microfoni della BBC, definendo «terribili» le condizioni in cui i migranti sono costretti a vivere: «Quando capiscono che il loro viaggio finisce qui, sono completamente distrutti».

Nel frattempo il governo italiano ha fatto sapere che vorrebbe coinvolgere le Ong per migliorare le condizioni dei migranti trattenuti in Libia. Lo ha detto all’Ansa il viceministro Mario Giro, confermando il piano proposto alle organizzazioni. «Tra brevissimo, entro settembre sarà messo a bando uno stanziamento di 6 milioni di euro della Cooperazione italiana», ha aggiunto Giro, spiegando che «anche le autorità libiche saranno totalmente coinvolte, chiedendo loro di farci accedere».

Il progetto prevede di cominciare a Tripoli, per «poi allargarsi» ad altre parti della Libia, «prima fornendo aiuti dall’esterno, con cibo, beni di prima necessità, kit medici, coperte, materassi e letti, per poi piano piano mettere un piede nella porta dei campi, fino ad arche rivare a gestirli», ha spiegato il viceministro. «Ci sono però due condizioni: che sia garantita la sicurezza e che le autorità libiche concedano i permessi», ha sottolineato Giro, precisando che «c’è un negoziato in corso».

Da medici senza frontiere arriva però il primo rifiuto. «Capiamo la sensibilità del ministero che pensa alle Ong per gestire i campi in Libia, ma lì operiamo già autonomamente. Non vogliamo farci finanziare da chi genera il problema: sarebbe un controsenso», così ha dichiarato il responsabile Marco Bertotto. Inutile dire che a molti la proposta suona strumentale, un tentativo di caratterizzare con sembianze umanitarie gli accordi con le autorità libiche.

Damiano Aliprandi da il dubbio

Leave a Comment

You may use these HTML tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>