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Altro che svuotacarceri: in un anno quasi duemila detenuti in più

Il sovraffollamento è passato da 6.982 dello scorso agosto a 8.153 dello stesso mese del 2018. Numeri che, in realtà, sono maggiori dal momento che sono inagibili 5.000 celle. Da ottobre dovrebbero essere disponibili i braccialetti elettronici da utilizzare almeno per le 8.487 persone che stanno scontando da 1 giorno a 1 anno di pena

In un solo mese sono aumentati di 631 unità. In un anno di 1621. Sono i numeri drammatici del sovraffollamento in carcere. Al 31 agosto del 2018, infatti, secondo i dati elaborati dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, siamo giunti a 59.135 detenuti su un totale di 50.622 posti ufficialmente disponibili. Questo vuol dire che risultano 8.513 detenuti in più. Basti pensare che il mese scorso risultavano, invece, 7.882 persone in eccedenza. Un salto di 631 sovraffollati in più nel giro di un mese. Un dato non di poco conto e conferma il trend in crescita. Basti pensare che rispetto all’anno scorso, sempre relativamente al mese di agosto, risultavano 6.892 detenuti in più: il che vuol dire che rispetto all’anno scorso, c’è stato un balzo di 1.621 detenuti. I numeri del sovraffollamento risulterebbero addirittura maggiori se non venissero prese in considerazione l’esistenza di celle ancora inagibili, stimate intorno alle 5.000. Il sovraffollamento quindi non è destinato a diminuire nonostante che nel passato, grazie a diverse misure adottate dopo la sentenza Torreggiani, si sia ridimensionato.

A tal proposito bisogna andare a vedere cosa dice l’ultima relazione del Garante nazionale delle persone private delle libertà. Non ha potuto non fare riferimento alla riforma dell’ordinamento penitenziario – oggi riscritta e modificata radicalmente dall’attuale governo – le cui radici culturali e giuridiche si posano sugli obblighi a cui la Corte di Strasburgo ha richiamato l’Italia, nel tempo, dalla sentenza Sulejmanovic contro Italia del 2009 fino a quella “pilota” Torreggiani e altri contro Italia dell’ 8 gennaio 2013: obblighi che imponevano al nostro Paese non soltanto di superare il problema del sovraffollamento degli istituti penitenziari, ma anche di rimodulare l’esecuzione della pena in carcere in termini congruenti a tutti i parametri che integrano l’osservanza dell’articolo 3 della Convenzio- ne, nonché di prevedere forme di rimedi interni, preventivo e compensativo. Si sottolinea che il Consiglio d’Europa aveva riconosciuto il lavoro fatto dal Paese per rispondere adeguatamente a tali richieste e ha conseguentemente chiuso il caso l’ 8 marzo 2016. Da qui però la necessità di superare le criticità adeguando l’ordinamento penitenziario al dettato costituzionale e alla convenzione europea. Con i provvedimenti adottati in conseguenza di quella sentenza “pilota” i numeri sono consistentemente calati, fino a giungere a 52.434 nell’ottobre del 2015, per poi però riprendere la via dell’aumento, più lento, ma apparentemente inesorabile e del tutto non connesso ai numeri che indicano una riduzione dei reati denunciati. Se da una parte c’è una riforma riscritta che ha escluso l’implementazione delle pene alternative, dall’altra c’è la speranza – a partire da ottobre, come ha annunciato Fastweb a Il Dubbio – che la produzione di 1000 braccialetti elettronici al mese possa contenere il sovraffollamento, magari puntando almeno sull’utilizzo per gli 8.487 detenuti che stanno scontando da 1 giorno a 1 anno di pena in carcere.

Al probelam del sovraffollamento si aggiungono i suicidi. Dall’inizio dell’anno – secondo i dati elaborato da Ristretti Orizzonti – sono 41 persone che si sono tolte la vita, a queste si aggiungono le morti per malattia o ancora da accertare e abbiano raggiunto un totale di 90 decessi. Ma l’anno ancora deve finire e in numeri potrebbero essere, purtroppo, destinati a crescere.

Damiano Aliprandi

da il dubbio

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