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Al via gli sgomberi a Roma, Salvini e Raggi iniziano dall’anello debole

La polizia fa irruzione nel palazzo occupato a Tor Cervara, nella periferia est. La soluzione del Comune separa le famiglie

La catena degli sgomberi a Roma comincia dall’anello più debole. La ruspa colpisce un palazzo nella periferia orientale di Tor Cervara, occupazione abitativa che si trovava in cima alla lista dei posti a rischio definita dal comitato per la sicurezza riunitosi mercoledì scorso. In via Costi fino a poco tempo fa vivevano almeno cento persone, soprattutto migranti tra i quali molti richiedenti asilo e rifugiati. Si tratta di un fabbricato di quattro piani che sorge in mezzo a un pezzo di agro romano degradato, in una zona di Roma che il Piano regolatore destinerebbe a uso industriale. All’alba sono cominciate le operazioni: camionette di polizia in assetto antisommossa, pompieri e, appunto, una ruspa che è servita ad abbattere le baracche appoggiate alle mura. Nessuno ha opposto resistenza, in molti in verità erano già andati via nei giorni scorsi per evitarsi l’umiliazione di uno rastrellamento più che annunciato (la notizia anticipata di questo sgombero portato avanti coi giornalisti a distanza di sicurezza, peraltro, compariva già ieri nelle cronache romane del Messaggero).

«Sono arrivati alle 8 del mattino spaccando le porte – racconta uno degli abitanti – Non abbiamo avuto neppure il tempo di prendere le nostre cose. Non hanno pietà per nessuno, neanche per i nostri bambini. Come faranno ora ad andare a scuola?». Molti migranti sono stati caricati su un autobus della polizia e portati in questura per essere identificati. C’erano anche gli operatori sociali del comune. Ma le soluzioni proposte hanno soddisfatto pochi. «Hanno offerto una sistemazione solo a donne e minori – spiega un uomo – Ma noi non vogliamo separarci. Preferiamo vivere in strada ma insieme. Ci trattano come cani».

SU QUESTO TERRENO scivoloso si gioca la delicata partita della sindaca Virginia Raggi, tentata dal pugno di ferro ma consapevole di non dover esasperare l’emergenza dei senza casa. Da tempo, l’amministrazione grillina ha fatto sapere di non avere intenzione di riconoscere il diritto alle case popolari agli ex occupanti, soluzione ribadita in questi giorni anche dal prefetto Paola Basilone. Rimane l’intervento dei servizi sociali, che però possono consentirsi soluzioni temporanee, che riguardano più il disagio sociale che il diritto all’abitare. «È questa la strada che vogliamo percorrere per contrastare degrado, abbandono, soprusi, illegalità e annullamento dei diritti, assicurando alle periferie centralità nella nostra azione politica», rivendica Raggi nel pomeriggio. «Adesso attendiamo un progetto di recupero dello stabile di via Costi, ma anche una mappatura e un recupero degli immobili abbandonati al degrado, altrimenti la questione abitativa rimane solo propaganda», afferma il segretario romano dell’Unione Inquilini, Fabrizio Ragucci. «Quello che ora attendiamo è l’applicazione della cosiddetta ’linea soft’ annunciata dall’amministrazione – prosegue Ragucci – Ci aspettiamo l’impegno da parte di Regione e Comune nel ricollocare le famiglie che questa mattina stanno subendo lo sgombero. Sindaca e prefetto, è stato fatto il Censimento come previsto dal Decreto Minniti? Regione, abbiamo definito quali siano le famiglie in disagio economico sociale da tutelare? Quali sono le sistemazioni messe a disposizione?».

L’OCCUPAZIONE di via Costi era un insediamento informale, spontaneo, che pure in maniera ufficiosa aveva provato nei mesi scorsi a relazionarsi con l’amministrazione. Ci si domanda cosa accadrà quando arriverà il turno di occupazioni portate avanti dalle sigle storiche che si occupano di lotta per la casa nella città. Che ieri sera si sono incontrate per un’assemblea nell’ex caserma di via del Porto Fluviale, luogo occupato tra la via Ostiense e il Tevere ormai da quindici anni, prima che questo quartiere divenisse uno dei poli della movida romana. Oltre a un centinaio di nuclei familiari, il Porto Fluviale ospita una ciclofficina, una sala da tè e diversi laboratori per bambini. Le occupazioni lanciano per il 10 ottobre una «giornata di mobilitazione nazionale contro gli sfratti e gli sgomberi, proponendola a tutti i soggetti impegnati nella lotta per la casa e per il diritto all’abitare».

Giuliano Santoro

da il manifesto

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