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Aggressione fascista a Piazza Epiro a Roma. Le spudorate anomalie.

Un ragazzo passeggia per Roma, in zona San Giovanni, a Piazza Epiro. Sono le 0.30 di sabato 28 giugno. Quello è un quadrante di Roma dove sono soliti vedersi i camerati per le loro operazioni di “caccia”, specie nei weeek end. Talvolta si tratta di squadrette miste appartenenti a più organizzazioni nazifasciste: di solito vengono dati pugni, schiaffi e sputi a qualche extracomunitario, a un trans o a qualcuno che abbia l’aria da “zecca ” di sinistra. La maggior parte delle volte tutto si chiude con minacce e qualche escoriazione/contusione in faccia.

I fascisti contano sul fatto che quasi nessuno presenta denuncia o si va a far refertare in ospedale. Per paura delle minacce subite, per vergogna, per minimizzazione, per scarsa fiducia negli inquirenti. Così questi fatti semplicemente non sono mai esistiti e/o registrati. A piazza Epiro stavolta i camerati esagerano, picchiano duro sul volto di G., in tre/quattro contro uno (indice del loro altissimo senso dell’onore fatto solo di chiacchiere e retorica): il viso è pieno di lividi, c’è sangue e il setto nasale è rotto. I fascisti continuano a picchiarlo per terra, ma per fortuna passa una persona col cane che chiama l’ambulanza e il 112 col cellulare: a quel punto i fascisti di disuniscono e tentano l’operazione di camuffamento: “Ma che fai, chiami ‘e guardie? Guarda che stavamo a parlà tra amici”. Non riuscito il camuffamento, i fascisti con virilissimo coraggio da conigli si danno alla fuga.

Quale è stata la colpa di G.? E’ presto detto. Aveva una connotazione generica di sinistra dall’abbigliamento; gli viene sottoposta dal gruppo di facinorosi a caccia la fatidica domanda: sei antifascista? E G. ritenendo la domanda una banalità, risponde sì e si scatena l’aggressione…. Questa è la banalità del male dei nazifascisti. Vogliono rendere l’antifascismo, fondante della nostra Costituzione, una cosa di cui gli italiani debbono vergognarsi e per cui si deve essere puniti! Il problema non è che sui loro blog/fanzines i fascisti italiani chiamano con disprezzo i ragazzi di sinistra come “gli antifascisti”, la questione è che i valori dell’antifascismo sono ormai derubricati dai mass media, dalle scuole, dalle istituzioni. E’ roba vecchia, si dice; come no? E’ così vecchia che per esempio grazie all’oblio sui crimini odiosi perpetrati dai nazifascisti ungheresi sulla loro stessa popolazione, 60 anni dopo la fine della seconda guerra mondiale è al potere a Budapest un partito con alcune impostazioni fasciste preoccupanti, insidiato da destra da un forte partito a carattere nazionalsocialista ben presente e solido nella Polizia e nelle Forze armate.

Un altro elemento di rilievo in queste vicende di aggressioni fasciste è il mutismo se non la copertura delle loro azioni all’interno di alcuni settori delle Forze di Polizia, cose che in certe città italiane diventano egemoni. Ciò è attribuibile sostanzialmente a due ragioni. La prima: nelle forze di Polizia negli ultimi anni sono assunte nuove reclute solo a condizione che i giovani abbiano prestato una ferma obbligatoria nelle Forze Armate. Ciò avviene in palese violazione di precise direttive europee, che sono contrarie a questa forma di reclutamento: ovviamente Prodi, Berlusconi, Monti, Letta e Renzie non si sono avveduti che in questo campo l’Europa… ce lo chiede. Le giovani reclute delle Polizie sono così intrise di mentalità militare (che dovrebbe esser cosa ben diversa da quella richiesta per entrare nelle Polizie), spesso maturata in missioni all’estero, che lasciano un imprinting psicologico sbagliatissimo per chi vuole fare “lo sbirro”. In secundis, l’avversione, cresciuta negli anni 80 e 90, verso la xenofobia, verso la sinistra si è andata sbriciolando nelle Polizie Italiane. I giovani di sinistra sono indicati come “zecche”, gli extracomunitari sono i “negri” che “ci tolgono il pane dalla bocca”, i manifestanti leftist sono “il male assoluto”: gli uomini delle forze di Polizia non “vedono” chi è oggi il loro Ministro degli Interni Alfano, non “vedono” chi sono i ladri di Stato, i politici corrotti, spesso populisticamente appartenenti a formazioni politiche, esaltatrici degli agenti delle Polizie, anche quando in alcuni casi percuotono se non torturano i fermati o i detenuti.

Certo è che gli anni 80 e 90 non sono stati idilliaci e c’erano già i prodromi di quello che sarebbe accaduto poi. Furono anche i Governi con personalità democratiche come Spadolini ad autorizzare le squadrette speciali di tortura di un dirigente di Polizia dichiaratamente mussoliniano come De Tormentis! La pazzia dell’impegno della Guardia di Finanza come agenti di ordine pubblico, con una modificazione totale della forma mentis di migliaia di finanzieri, distolti a bella posta dalla lotta all’evasione fiscale, è una disposizione infame dei Governi di centrosinistra. I DS e poi il PD hanno preferito la strutturazione a destre delle Polizie, in quanto come Partito di governo o di opposizione soft della Regina ha fatto loro comodo costruire le polizie secondo input autoritari….

Da ultimo un particolare nauseante. A Roma e dintorni tra le squadrette fasciste che vanno di notte a caccia di persone da “segnare” ci sono molti “figli di” persone influenti. Quando i “figli di” sono pizzicati in flagrante da qualcuno delle forze dell’ordine i padri si muovono e telefonano e fanno insabbiare tutto. Se i “figli di” sono coinvolti in indagini, l’azione giudiziaria è lenta, arrivano pressioni, spariscono dai commissariati o altrove verbali e SIT. Queste vicende sono sordide e squallide per l’impunità garantita ai “figli di” e degne di un paese degradato del Quarto Mondo. Comunque meditino questi genitori: certe volte i loro figli protetti hanno ottime carriere e diventano per es. diplomatici, altre volte finiscono con un proiettile in testa ammazzati alla fine dalla Polizia, altre volte crepano di overdose di eroina in un cesso di periferia.

Mephisto

 

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