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8 gennaio 2010 Rosarno (Reggio Calabria): La ndragheta spara sui migranti

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Uomini delle n’drine sparano contro i raccoglitori d’arance africani che non hanno pagato il pizzo di 5 euro preteso sul guadagno giornaliero: 20 euro in tutto per un lavoro massacrante e per terminare la giornata in capannoni dismessi e senza servizi. In duecento si ribellano alla schiavitù compiendo blocchi stradali ed appiccando fuoco ad auto e cassonetti, ma le n’drine mobilitano il popolino razzista in una caccia all’uomo e nell’assedio al municipio: “O li cacciate o ne ammazziamo uno per sera”.

Il bilancio del pogrom è di 70 feriti, dei quali uno con la testa rotta, 3 gambizzati, altri feriti da colpi d’arma da fuoco o di ascia.

La magistratura spicca 8 ordini di arresto, 3 di italiani, fra i quali Antonio Bellocco – nipote del boss Carmelo Bellocco- gli altri africani. Il ministro dell’Interno Roberto Maroni ordina 1.100 trasferimenti coatti in strutture per stranieri, premessa per l’espulsione: tranne “i feriti che non hanno reagito” al pestaggio, una decina in tutto. Diversi riescono a fuggire, senza avere un luogo dove andare.

 

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