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17 misure cautelari per il G7 di Torino del 2017

Ennesima operazione repressiva contro i movimenti sociali in Italia.

Nel mirino della Procura di Torino compagne e compagni dell’area dell’autonomia tra Torino, Modena, Firenze, Roma, Bari e Venezia. Coinvolte in totale 17 persone: per 7 la Procura ha disposto gli arresti domiciliari. Per le altri e gli altri, invece, disposto l’obbligo di firma. 52 in totale gli indagati per i reati di violenza e resistenza a pubblico ufficiale e utilizzo di materiali esplodenti.Tra le persone colpite, ben nove sono compagne e compagni del centro sociale , l’obiettivo numero uno della Procura di Torino ormai da svariati anni.

L’inchiesta riguarda il G7 di Venaria del settembre 2017, fuori Torino, con la mobilitazione “Reset G7” contro la calata alle porte del capoluogo piemontese dei ministri dei Paesi G7 di Industria, Economia e Lavoro (clicca qui per la cronaca di quei giorni)

Nell’ordinanza non vengono contestate singole “condotte delittuose”, ma “con la loro semplice presenza” le persone coinvolte avrebbero funto “da avvallo” agli altri manifestanti “galvanizzando gli esecutori”. Alcuni compagni sono accusati così di “concorso morale” per essere stati presenti in un corteo in cui ci sono stati scontri con le forze dell’ordine, ad altri viene contestato l’aver parlato con qualcuno che poi qualche minuto dopo sarebbe stato riconosciuto nel tentativo di sfondare un cordone di polizia, altri ancora sono invece accusati di essersi messi “nelle retrovie” durante le cariche, per svolgere “un’opera di supervisione e controllo” della piazza.

Non solo: in conferenza stampa la Digos subalpina sostiene di avere “colpito i vertici dell’Autonomia italiana: Askatasuna, Autonomia Diffusa a Firenze, l’ex Caserma Liberata di Bari, i Centri sociali del Nordest, il Guernica di Modena e Sapienza Clandestina a Roma”.

Ancora una volta, colpisce come le operazioni repressive di Torino seguano un…curioso timing di coincidenze e di opportunità politica. Le custodie cautelari, relative a fatti di due anni fa, cadono – guarda caso – a poche settimane dal via del Festival dell’Alta Felicità in Val di Susa, all’interno di un mese – quello di luglio – da sempre caratterizzato da una particolare intensità della mobilitazione popolare contro la grande opera inutile, il Tav.

Il punto della situazione con Dana, compagna dell’Askatasuna di Torino, raggiunta telefonicamente poco prima delle ore 10 di giovedì 4 luglio. Ascolta o scarica

da Radio Onda d’Urto

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7 ARRESTI E 10 OBBLIGHI DI FIRMA PER IL G7 DI VENARIA 

Stamattina è scattata una vasta operazione di polizia tra Modena, Venezia, Torino, Firenze, Bari, Roma e la Val Susa. Diciotto le persone colpite da diverse misure cautelari, tra cui sette arresti domiciliari e dieci obblighi di firma.

Al centro delle indagini, le frizzanti giornate di contestazione del G7 del Lavoro voluto dal ministro Poletti, ultima tappa dell’infelice parabola di governo renziana che sarebbe rovinosamente finita qualche mese dopo tra fischi, sberleffi e proteste.
Era il settembre del 2017 e, a scanso di equivoci sul carattere decadente di una riunione di notabili degna dell’Ancien regime, i responsabili di jobs act e buona scuola si riunivano nella Reggia di Venaria per discutere di come continuare l’opera di taglio ai diritti dei lavoratori. Nel frattempo, per due giorni consecutivi, migliaia di manifestanti avevano invaso le strade di Torino prima e di Venaria poi, denunciando le responsabilità politiche di una classe dirigente che ha messo in ginocchio generazioni intere di giovani col ricatto della disoccupazione mentre toglieva le poche sicurezze rimaste a chi aveva già un lavoro. Simbolo della protesta, delle enormi brioche di gomma piuma brandite dai manifestanti non solo per ricordare la famosa frase di Maria Antonietta davanti al popolo affamato ma anche a monito dell’inevitabile destino dei potenti quando si fanno sordi alle rivendicazioni di vecchi e nuovi sans culottes.

Al centro dell’attenzione della DIGOS, evidentemente fino a oggi troppo impegnata a rimuovere striscioni contro il ministro Salvini, c’è il corteo studentesco del 29 settembre, l’assedio notturno al lussuoso hotel NH di piazza Carlina dove speravano di dormire sonni tranquilli i ministri e il corteo del 30 settembre col suo tentativo di raggiungere la reggia durante la conferenza stampa finale di Poletti.

Al netto di un linguaggio guerresco degno di un war movie di serie B, la procura di Torino contesta ai manifestanti quello che è effettivamente al giorno d’oggi il peggiore dei delitti: aver fatto seguire alle parole i fatti, disturbando “il regolare svolgimento del vertice”.

Nell’ordinanza ritroviamo anche tutta la batteria di psicoreati contro i “facinorosi” (cit.) che abitano le fantasie della polizia italiana. Un teatro in cui recitano “istigatori e coordinatori” con veri e propri superpoteri. Persone a cui non vengono neanche contestate singole “condotte delittuose” ma che “con la loro semplice presenza” fungerebbero “da avvallo” agli altri manifestanti “galvanizzando i materiali esecutori”. Alcuni compagni sono accusati così di “concorso morale” semplicemente per essere stati presenti in un corteo in cui ci sono stati scontri con le forze dell’ordine, ad altri viene contestato l’aver parlato con qualcuno che poi qualche minuto dopo sarebbe stato riconosciuto nel tentativo di sfondare un cordone di polizia, altri ancora non si capisce bene dove dovrebbero mettersi visto che quando si trovano “nelle retrovie” lo fanno per svolgere “un’opera di supervisione e controllo”, quando invece sono davanti si trovano lì “a mo di incitamento e garanzia”.

Insomma, un’operazione arraffazzonata e tutta politica per colpire il dissenso sociale, in cui sono stati presi di mira diversi notav, che arriva a quasi due anni dai fatti dl g7 ma, esattamente come l’anno scorso, a pochi giorni dal festival alta felicità in Val di Susa in cui sono annunciate nuove contestazioni contro il supertreno.

Il tutto proprio nei giorni in cui la retorica della legalità si fa sempre più traballante con lo scandalo delle nomine al CSM e le udienze sulla cricca dei favori della procura di Torino, che vede al centro dello scandalo proprio il PM Rinaudo, responsabile in questi anni di decine di processi politici contro attivisti torinesi e valsusini

A differenza dei PM impegnati nella loro consueta caccia ai fantasmi, noi nelle giornate di contestazione al G7 abbiamo visto incarnarsi una forza ben reale e collettiva, capace di esprimersi, indicare chiaramente responsabilità e dare un’indicazione politica minima necessaria: basta incontri a porte chiuse, basta decisioni prese sulla testa dei lavoratori e delle lavoratrici.
Tantissimi giovanissimi, molti alla loro prima manifestazione, hanno preso parola a partire delle proprie condizioni di vita, parlando di un futuro negato e dell’angoscia davanti a un lavoro che nel nostro paese è ormai diventato semplicemente un ricatto senza alternative. Accanto a loro sindacalismo di base, facchini, lavoratrici dei servizi, persone intrappolate nel meccanismo delle false coop che hanno sfilato portando, per una volta, in piazza il proprio quotidiano sfruttamento.

Ci sembra che sempre più persone se ne rendono conto oggi, disobbedire alle leggi ingiuste è necessario, non si può abbassare la testa di fronte ai soprusi dei potenti.

Come recitava uno degli striscioni, NOI GIGANTI VOI 7 NANI! FORZA E CORAGGIO COMPAGNE/I! TUTTE/I LIBERE/I!

centro sociale askatasuna

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Questa mattina la questure di Torino, di Venezia e di altre città d’Italia hanno portato a termine una serie di arresti ed emesso diverse misure cautelari nei confronti di 17 persone coinvolte nelle proteste contro il g7 tenutosi alla Venaria (Torino), nel 2017.

Esprimiamo la nostra vicinanza tutte e tutti gli/le arrestati di questa mattina.

Se un organismo come il g7 è ormai totalmente delegittimato, non rimane che la repressione per tentare di difenderlo.

L’appuntamento della Venaria venne definito come il “g7 crescita e sviluppo”. Basta questo titolo per capire la perversione che guida alcuni tra i governi più potenti al mondo. Nel momento in cui sarebbe necessario decrescere e tagliare le produzioni climalteranti, la loro priorità è quella di continuare a crescere, come se la crisi climatica non fosse già qui.

Dove va lo sviluppo targato g7 o g20 che sia? Va forse nella direzione di una maggiore giustizia internazionale? No, da decenni, in Italia e nel mondo, si  taglia ovunque la ricerca tranne laddove essa sia piegata a fini militari. Non è dunque lo sviluppo della pace a cui si mira in queste riunioni governative, ma al perpetuarsi di un’economia di guerra e di violenza.

Serve forse, il g7, a mettere in piedi strategie transnazionali per la diffusione della giustizia sociale e per la difesa dei territori? Tutto l’opposto, i grandi della terra si trovano (commissariati dai poteri finanziari) per decidere di tagli al welfare, di precarizzazione del lavoro e di uno sviluppo territoriale legato a doppio filo alla costruzione di infrastrutture e grandi opere inutili, dannose per l’ambiente e per le comunità territoriali.

Questa operazione sembra inoltre colpire una parte attiva di quelle proteste che stanno animando la scena nazionale e globale, che si stanno dando proprio sul tema della giustizia climatica e ambientale. E che vanno, dunque, nella direzione totalmente opposta e avversa a quelli che sono i piani di sviluppo della governance, green o fossile che siano.

Per tutte queste ragioni, ribadiamo con orgoglio di essere stati parte della contestazione al g7 della Venaria, di continuare a far parte di tutte le lotte moltitudinarie che fortunatamente animano il pianeta e chiediamo la liberazione immediate delle nostre compagne e dei nostri compagni.

Jacopo Libero.

Tutte libere. Tutti liberi.

Centri Sociali Del Nord Est

(seguiranno aggiornamenti)

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