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Effetto Minniti, guerra ai venditori di mimose: Daspo e sequestri in tutta Italia

Sequestri e Daspo in tutta Italia contro i venditori abusivi di mimose nella giornata dell’otto marzo. Ma la guerra contro i venditori di mimose ha più a che fare con la propaganda o con il ripristino della legalità? Sono questo tipo di azioni – propagandate come grandi successi in comuni grandi e piccoli – a migliorare davvero la sicurezza dei cittadini?

Mazzetti di fiori gialli disposti sui tavolini degli uffici di polizia di mezza Italia, corpo del reato immortalato assieme a palette e distintivi, esattamente come accade quando su quegli stessi tavoli è disposta della droga. Ieri, da Nord al Sud, sembra essersi scatenata la guerra ai venditori abusivi di mimose, vendute agli angoli delle strade per pochi euro in occasione della festa della donna. E se il commercio abusivo è un problema da affrontare, che finisce spesso per finanziare soprattutto le centrali della criminalità organizzata, l’accanimento visto ieri sembra sopratutto frutto del nuovo corso della gestione dell’ordine pubblico, che tende a colpire con particolare durezza soggetti deboli e ripulire lo spazio pubblico da ogni elemento di disturbo. Una tendenza che è allo stesso tempo causa e conseguenza dei provvedimenti che portano il nome del ministro degli Interni Marco Minniti, che ha ad esempio istituito il Daspo urbano, con cui, con disposizioni diverse da territorio a territorio, possono essere allontanate le persone che ad esempio mendicano o dormono in strada.

Operazioni di polizia, per lo più vigili urbani, si sono svolte ieri in moltissime città contro i venditori di mimose seguendo più o meno sempre lo stesso copione, ma soprattutto la stessa comunicazione istituzionale. Sesto San Giovanni, Pesaro, Monza, Lodi, Bologna, Venezia, Benevento, Vigevano, Cervia, Como, Piacenza, Bari, Rieti, Genova, Savona, Firenze, Benevento, Novara, Rimini.

A mappare le tante operazioni raccontate sulla stampa locale l’osservatorio ‘Meno di Zero’, che si occupa di raccontare quella che viene definiscono “la guerra contro gli ultimi”.

A Lodi i fermi e i sequestri sono stati effettuati da agenti in borghese, che hanno comminato anche due Daspo, costringendo i venditori a stare lontani dal centro storico fino alla giornata di domani. “C’è stato un tentativo di scoraggiare la nostra reazione per effetto dell’elevata frammentazione dell’offerta: c’erano tanti venditori con poca merce. Alcuni hanno anche creato delle situazioni di pericolo, scappando e attraversando la strada all’improvviso, rischiando investimenti e incidenti“, ha commentato invece l’operazione Pietro Curcio, comandante della Polizia Locale di Sesto imputando ai perfidi venditori una strategia e imputandogli di essere disposti a finire sotto una strada piuttosto che venire fermati.

A Genova uno dei sequestri di mimose più corposi: ben 1237 i mazzetti gialli mandati in discarica, e un ambulante portato in questura perché privo di documenti. L’operazione della Polizia Locale è stata commentata con entusiasmo dall’assessore alla sicurezza Stefano Garassino. “L’operazione rappresenta un altro doveroso passo verso il recupero dei valori di legalità che devono essere alla base della civile convivenza e per la cui difesa il Corpo della nostra polizia locale è impegnato“.

Che il contrasto alla vendita ai semafori di piccoli oggetti per alzare racimolare qualche euro, una forma di sopravvivenza più simile all’elemosina che al commercio abusivo, sia una crociata necessaria per ripristinare la “civile convivenza”, dovrebbe dar da riflettere.

A Como 20 le persone fermate con ben 700 mazzi, a Cervia numeri più bassi (solo 80 mazzetti), ma “sono stati scoperti – specifica la nota stampa – nascondigli utilizzati come deposito, individuati nelle immediate vicinanze“.

A Piacenza l’assessore Luca Zandonellacontinua la politica di tolleranza zero” e “dopo i mazzi sequestrati per S.Valentino”, non si è fatto sfuggire neanche i venditori di mimose.

A Rieti sulla vicenda interviene l’assessore alle attività produttive Daniele Sinibaldi: “Troppi sono stati i solleciti degli imprenditori e delle associazioni di categoria negli ultimi anni, con una attenzione particolare verso il settore della floricoltura, ramo del commercio che ha subito più di altri la presenza di ambulanti non autorizzati provenienti da altre città o addirittura da altre Regioni, specialmente in occasione di specifiche ricorrenze come san Valentino, la Festa della donna e la giornata di Ognissanti”.

A Perugia i venditori di mimose, oltre a vedersi la merce sequestrata, hanno ricevuto una multa salata di oltre 5000 euro.

Questa carrellata piena di cronache altisonanti per fatti che francamente ci sembrano trascurabili, intendiamo porre una questione che ci sembra di buon senso: la guerra ai venditori di mimose ha più a che fare con la propaganda con il ripristino della legalità?

Ma soprattutto: perché i venditori di mimose sono un problema solo l’8 marzo quando per qualche spicciolo vengono inseguiti ai semafori, ma le loro condizioni di vita non sembrano interessare chi amministra le nostre città?

Questo tipo di azioni di contrasto a fenomeni tutto sommato risibili – in un paese dove le mafie inquinano l’economia con decine di miliardi di capitali sporchi – servono a migliorare la sicurezza reale dei cittadini, o fanno ormai parte della campagna elettorale permanente in cui siamo immersi?

Valerio Renzi da fanpage

 

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