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L’Aquila, processo a CaseMatte: imputati assolti perché il fatto non sussiste

Assolti perché il fatto non sussiste.

I dodici imputati nell’ambito del processo allo spazio sociale di CaseMatte, uno dei tanti istruiti a carico di attivisti e attiviste aquilani in questi anni, sono stati assolti dal reato di “invasione e occupazione” degli spazi siti all’interno dell’ex ospedale psichiatrico di Collemaggio.

Il giudice Giuseppe Grieco che ha presieduto l’udienza finale, alla quale hanno assistito più di 70 persone, ha accolto le richieste del pubblico ministero Andrea Marin che, nelle conclusioni, aveva chiesto la completa assoluzione degli imputati.

“Bisogna focalizzare la ricostruzione degli eventi in base alle testimonianze di Roberto Marzetti (direttore generale della Asl momento della contestazione del reato) e Alessandro Sirolli (medico psicologo del Centro di salute mentale) – ha sottolineato il pm -; da una parte, è emerso evidente il tentativo, attraverso diversi colloqui, di trovare un accordo con il direttore generale. Dall’altro, il dottor Sirolli ha sottolineato con la sua testimonianza la valenza morale e sociale del luogo, arricchita anche da borse lavoro volute persino dalla stessa azienda sanitaria”.

Marin ha anche evidenziato il perseguimento di interessi “moralmente meritevoli” da parte di chi ha riqualificato quello che era il bar dell’ospedale psichiatrico di Collemaggio, chiuso e abbandonato nel 1996 e all’interno del quale, negli ultimi sei anni, migliaia di persone hanno partecipato ad iniziative politiche, sociali e culturali.

Dopo il pubblico ministero, è toccato agli avvocati delle difese, che hanno ribadito l’insussistenza del fatto, richiamando le testimonianze delle precedenti udienze e ribadendo l’esistenza della volontà, da parte della Asl – all’epoca della gestione Marzetti – di voler trovare una via alternativa agli esposti (ben 11) presentati da Giancarlo Silveri, numero uno della Asl aquilana dal 2010 e fino a qualche mese fa.

“Liberi cittadini si sono organizzati per offrire dei servizi in uno spazio all’interno del quale non c’erano servizi del genere”, ha sostenuto uno dei legali della difesa.

Un altro degli avvocati degli imputati, Luca Maria Ferrucci, ha inoltre letto in aula alcuni passi dello statuto del Comitato 3e32, ritenuto “fondamentale” tra i documenti acquisiti agli atti: “Il perseguimento e le finalità del comitato sono coerenti con le azioni poste in essere dagli imputati – è stato sottolineato – anzi, alla luce delle condotte emerse nel dibattimento, è quasi una violenza accusare queste persone di invasione. Ed è anche raro occuparsi in un’aula di tribunale di condotte non speculative, come in questo caso, dove gli imputati hanno assunto e continuano ad assumere una condotta di interesse non particolare, ma pubblico”.

Dopo aver visto la testimonianza di diverse persone, per lo più chiamate dalla difesa – tra i quali personaggi pubblici come Massimo Cialente, Stefania Pezzopane e Sabina Guzzanti – termina dunque il procedimento, durato oltre tre anni. Sugli indagati pendeva anche la costituzione di parte civile da parte della Azienda sanitaria locale (Asl) 1 – proprietaria dei locali – che aveva chiesto 50mila euro ai dodici attivisti, come risarcimento provvisionale per “danni di immagine e al patrimonio“. Una richiesta di risarcimento cui ha infine rinunciato l’avvocato della Asl aquilana, Fabio Alessandroni, che nel corso dell’udienza non ha enunciato deduzioni.

Gli avvocati Gregorio Equizi, Luca Maria Ferrucci, Lorenzo Cappa, Andrea Filippi, Dario D’Alessandro, Giovanna Treccozzi e Andrea Filippi De Santis hanno difeso gli imputati Francesco Camizzi, Marco D’Antonio, Alessio Di Giannantonio, Alessandra Di Vincenzo, Giuseppe Gasbarri, Mattia Lolli, Marco Sebastiani, Gianluca Taralli, Alessandro Tettamanti, Sara Vegni, Angelo Venti e Fabrizio Pambianchi, deceduto nel novembre 2013.

Una vittoria, anche nelle aule di tribunale, per uno spazio divenuto in questi anni punto di riferimento importante per giovani (e non) del capoluogo abruzzese.

da NewsTown

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