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14 luglio 1948 – L’attentato a Togliatti

Alle 11:30 del 14 luglio 1948 Palmiro Togliatti è vittima di un attentato. L’autore è Antonio Pallante, un giovane studente di giurisprudenza e iscritto al blocco liberale qualunquista, che gli spara tre colpi di pistola da distanza ravvicinata, proprio mentre il leader del PCI sta uscendo da Montecitorio. Un proiettile lo colpisce alla nuca, uno alla schiena e un altro lo sfiora alla testa.

Immediatamente si svogono manifestazioni in tutta Italia

Migliaia di persone invadono piazza Esedra e piazza Colonna a Roma. Scontri si accendono in diverse zone della città, nel corso dei quali le forze di polizia uccidono l’operaio edile Filippo Ghionna e un secondo manifestante, mentre 30 risultano i feriti e 160 gli arrestati.

A Napoli, nel corso di un comizio a piazza Dante la polizia carica senza preavviso i partecipanti, ferendone 20 e uccidendo lo studente Giovanni Quinto e l’operaio Angelo Fischietti.

A Taranto, nel corso dello sciopero dei cantieri navali e delle officine le forze di polizia caricano i manifestanti dinanzi alla sede della Camera del lavoro, uccidendo l’operaio Angelo Gavartara e ferendo altri 4 manifestanti. Rimane gravemente ferito l’agente di Ps Giovanni D’Oria, che morirà qualche giorno più tardi in ospedale.

A Livorno si ingaggia una vera battaglia di strada; i dimostranti svaligiano negozi di armi e disarmano pattuglie di agenti di Ps. Nel corso degli scontri che ne seguono, viene ucciso un operaio ed altri 18 dimostranti sono feriti. Viene ucciso anche l’ agente di Ps Giorgio Lanzi, e altri 4 rimangono feriti.

A Genova migliaia di manifestanti affluiscono in piazza De Ferrari, tutte le fabbriche sono ferme e un comizio alle 17 vede la partecipazione di 100.000 lavoratori. Sorgono barricate, difese da mitragliatrici, radio e giornali passano sotto il controllo della Camera del lavoro. La rivolta si estende a Sestri ponente, Bolzaneto, Chiavari, Nervi. Alle 13 del 15 luglio il prefetto dichiara lo stato d’assedio e viene scatenata una repressione durissima, mentre i dirigenti di Pci, Psi e Cdl invitano i dimostranti a desistere. La polizia fa uso massiccio di armi da fuoco che uccidono, nel primo giorno della rivolta, Biagio Stefano e Mariano d’Amori e, il giorno seguente, Angiolina Alice Roba, mentre 43 sono i manifestanti feriti.

A Bologna la Celere apre il fuoco uccidendo un operaio e ferendone gravemente altri 11.

A Porto Marghera (Venezia), i manifestanti comunisti provvedono a disarmare agenti di Ps e carabinieri, ma in uno scontro a fuoco la polizia uccide l’operaio Cesare Pietro e ne ferisce un secondo.

A Gravina di Puglia (Bari), i manifestanti invadono il pastificio Divella e nel successivo intervento le forze di polizia uccidono a colpi di moschetto il bracciante comunista Michele d’Elia.

Il 16 luglio Il ministro degli Interni Mario Scelba comunica il bilancio ufficiale degli incidenti seguiti all’attentato contro Palmiro Togliatti: 7 morti e 120 feriti tra le forze di polizia; 7 morti e 86 feriti tra i cittadini.

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